Eventi dell'Associazione

Cultura e Gastronomia. I Sapori dell’autunno lucano

Cultura e Gastronomia. I Sapori dell’autunno lucano

25 novembre 2022, ore 19 – via Nizza 56 Roma

 

SOMMARIO

Il cibo è un elemento ricorrente nella narrazione storica e nella letteratura, nelle arti, nelle innumerevoli attività e nella comunicazione contemporanea. Perché il cibo e le sue elaborazioni per la tavola, identificano i territori ed i loro abitanti: il cibo è quello che noi siamo”.

Questo evento della nostra Associazione, svolto in collaborazione con l’Archeoclub di Melfi, ne ha confermato la rilevanza anche per la realtà storica e socioculturale lucana contemporanea. L’intenso ed articolato programma ha collegato infatti le ricerche storiche sul cibo al tempo dei Doria nello Stato di Melfi alle attuali iniziative di valorizzazione dei prodotti enogastronomici da parte della giovane generazione di imprenditori del melfese.
Quest’ultimo aspetto, da tempo alla nostra attenzione, è stato interpretato al meglio dalla rappresentante di Donne Impresa Coldiretti Basilicata.

 


 

Il cibo è stato e resta un elemento importante nella narrazione storica e nella letteratura contemporanea, nelle arti, nelle innumerevoli attività contemporanee e nella loro comunicazione, soprattutto in TV. Il cibo e la sua condivisione a tavola sono tra gli indicatori più importanti per l’identità delle comunità: delle loro capacità di valorizzarne le risorse, di esprimere creatività e gusto nella elaborazione dei prodotti, nei contenitori per cuocerlo e servirlo. E anche nel modo di denominarlo… al riguardo, è stata molto apprezzata la riflessione del prof. Tamblè sull’opportunità di citare i cibi nel dialetto dei luoghi di origine perché il loro suono anticipa il sapore.Il sapore comincia dalle parole”.

Per confermare rilevanza del cibo in chiave socio-culturale e leva di sviluppo del territorio, l’Associazione ha organizzato un evento per:

  • segnalare le fonti che hanno parlato nel tempo di gastronomia lucana;
  • presentare una ricerca storica sulle abitudini alimentari di una casata che ha governato per quasi 500 anni lo Stato di Melfi. Lo studio fa riferimento alle fonti archivistiche di Forenza e San Fele perché sono le più ricche ma le loro attività per la produzione del cibo erano comuni alla quasi totalità delle altre parti del territorio Stato di Melfi;
  • riflettere sulla continuità nel tempo tra delizie del melfese usate nella tavola quotidiana dei Doria e l’attuale enogastronomia del territorio;
  • celebrare i prodotti dell’autunno lucano i cui sapori aggiungono attrattività alla Basilicata, grazie anche all’attività promozionale di istituzioni, produttori ed operatori della Società Civile, come l’Archeoclub di Melfi.

Donato Tamblè

La sessione su gastronomia e letteratura è stata introdotta e coordinata dal prof. Donato Tamblè, nostro storico associato e Presidente del Gruppo dei Romanisti, sodalizio culturale che pubblica dal 1940 la celebre “Strenna dei Romanisti“, annuale antologia di scritti di argomento romano.
Accademico, autore di innumerevoli saggi, il Prof. Tamblè ha dimostrato nel suo intervento le straordinarie qualità di studioso con una grande capacità di sintesi. Citando in pochi minuti le fonti incontrovertibili che nell’arco di due millenni fanno riferimento a prodotti lucani apprezzati al di fuori della Basilicata, confermando che anche nel cibo non è la terra incognita con la quale era diventato abituale definirla fino a non troppi decenni fa!

Un elemento che emerge anche dall’intervento della dott.ssa Carla Benocci, storica dell’arte, esperta nella gestione di beni culturali ed autrice di un gran numero di pubblicazioni.

La Benocci non ha presentato un libro nella sua organicità e ricchezza, ma solo i principali aspetti dell’importante ricerca promossa dall’Archeoclub intitolata: A Tavola con I Doria nello Stato di Melfi, basato sulla consultazione dell’Archivio Doria Pamphilj, oltre che di studi, reperti archeologici, disegni e dipinti. Una ricerca particolarmente interessante per il valore riconosciuto ai prodotti lucani da parte dei Doria che aveva ricevuto in dono nel 1531 da re Carlo V un territorio lontano da Genova e dalle priorità di potenza marittima.

Carla Benocci

Ma l’interesse suscitato da terre bellissime (distanti dal mare di Barletta “solo” tre giorni di viaggio) li portò ad acquistare territori contigui e ad affiancare al cibo basato sui prodotti del mare quello fatto con i prodotti della terra.
Tra i prodotti della terra, l’autrice ha segnalato il fenomeno della trasformazione della caccia da arte cavalleresca ad attività di approvvigionamento di carni per la tavola dei Doria. Una scelta accompagnata dalla decisione di proteggere i luoghi di caccia ed instituire regole venatorie (rispettare i cicli riproduttivi della cacciagione, contrastare i cacciatori di frodo, ecc).

Particolarmente interessanti per la cucina contemporanea sono le parti del libro relative alla tavola quotidiana dei Doria nelle 4 stagioni basate su documenti del ‘700 che illustrano con bellissimi disegni e dipinti prodotti e strumenti per la cucina, suppellettili per il servizio nelle grandi occasioni e nella quotidianità. Dal loro insieme, emergono le notizie sulle delizie alimentari del feudo, molte delle quali ancora presenti in questa parte della Basilicata.

L’indagine sui prodotti usati in cucina consente anche di farsi un’idea dello spirito imprenditoriale nelle comunità del feudo che appaiono sorprendentemente determinate e consapevoli del proprio valore. Inaspettatamente rilevante è poi la presenza di un’imprenditoria femminile attiva nella produzione e nel commercio (anche in quello illegale).

Dalla ricerca di Carla Benocci emergono i frequenti scambi di prodotti alimentari da Melfi verso altre città di presenza dei Doria (Genova, Roma) e viceversa. E in connessione a questi scambi di prodotti anche quelli relativi alle conoscenze sulle tipologie di prodotti e metodi di produzione. Un’apertura alle novità che si ritrova in molte iniziative del melfese dei nostri giorni, come segnalato in eventi della nostra Associazione (tra gli altri, quello sugli imprenditori della “Generazione Vulture incontrati su ZOOM).

 

NUOVA AGRICOLTURA: IL PROTAGONISMO DEI GIOVANI

Questo tema, introdotto da Vincenzo Fundone, è poi emerso in vari momenti e svolto in modi diversi: con la testimonianza del personal Chef Antonio Di Stasi sul crescente apprezzamento verso prodotti lucani che egli registra nelle sue esperienze in Piemonte e non solo; con la esposizione di prodotti del Podere Malvarosa, della Cantina Carbone, la degustazione di formaggi di Filiano (Pz) e, soprattutto, la presenza di Raffaella Irenze, rappresentante di Donne Impresa Coldiretti Basilicata.

Fundone ha confermato le numerose novità che si registrano in agricoltura nelle zone del Vulture: presenza di giovani con alta scolarizzazione che ritornano per avviare nuove attività o per rilevare quelle di famiglia che ora devono operare nei mercati con competenze, mentalità e strumenti d’interazione diversi.

La ricerca commissionata dall’Archeoclub sui Doria è parte della loro attenzione verso aspetti di antropologia del territorio, tra le quali il cibo ha una crescente rilevanza sia per gli abitanti che preservano gli aspetti più validi della tradizione che per i vari tipi di visitatori, specialmente quelli più riflessivi e con maggiori capacità di spesa. Viaggiatori che considerano l’enogastronomia non solo un’esperienza sensoriale ma anche un modo per capire le comunità.

Le novità in agricoltura sono state rappresentate nell’evento dalla Presenza di Rafaella Irenze e dalle sue esperienze di giovanissima imprenditrice, che nel 2012, conclusa l’università a Firenze, ha deciso di rientrare a Melfi per dedicarsi al progetto “Podere Malvarosa”.

Rafaella Irenze

Un ritorno nei luoghi del cuore non solo per onorare e proseguire le tradizioni produttive familiari ma per lavorare puntando su innovazione e sostenibilità, sia nelle colture tradizionali del podere che in quella di nuovi prodotti.

Nei prodotti tradizionali, in primis l’olivicoltura, insieme alle sorelle ha definito il mix di olive più interessanti per il mercato, decisa l’adozione di sistemi biologici e confezioni dei prodotti più rispettose dell’ambiente. Scelte che hanno portato al Podere Malvarosa prestigiosi riconoscimenti quale il premio “Olivarum” con menzione speciale per la migliore etichetta, miglior olio Slow Food Basilicata, 2 foglie Gambero Rosso nella guida oli.

Ma ancora più rilevante è l’azione innovativa che la Irenze sta svolgendo in varie direzioni:

  • recupero di semi di antiche varietà abbandonate e dimenticate (si autodefinisce una “seed saver”): varietà di frutti introvabili, ortaggi, erbe spontanee che raccoglie ricordando gli insegnamenti della nonna.
    Nell’orto del Podere Malvarosa si coltiva dallo zafferano alle piante da fiore, sia eduli destinati alla ristorazione, che ornamentali;
  • coltivazione di erbe officinali. Da sempre innamorata dei fiori e delle piante officinali, Raffaella ha seguito gli studi in Tecniche Erboristiche che le hanno permesso di avviare un progetto di coltivazione/produzione di cosmetici naturali.
    Tra le attività propulsive che impegnano Raffaella nella Coldiretti ci sono proprio le attività di raccolta/coltivazione di erbe da affiancare alle colture principali. In questo campo, oltre al progetto di filiera con la storica azienda Amaro Lucano (v. nostro servizio), ce ne sono alcuni di stampo socio economico per coinvolgere cooperative di giovani nei borghi in zone svantaggiate della Basilicata, recuperando terreni marginali per produrre e trasformare erbe officinali. Per un mercato in forte espansione che vede l’Italia e la stessa Basilicata una importatrice netta, malgrado la sua enorme biodiversità.
    V. nostro servizio su Castelluccio Superiore.
  • accoglienza e didattica. Attività di crescente rilevanza (svolta sia per Coldiretti che per il Podere Malvarosa) per far conoscere il sapere attivo di un’agricoltura rispettosa della natura, in cui la Donna ha un ruolo rilevante.

 

NUNC EST BIBENDUM…

Antonio Di Stasi

Dopo aver parlato di cibo, lo si è anche assaggiato, prima nella degustazione generosamente offerta ed amorosamente allestita da Raffaella Irenze e poi nella ottima sequenza di cucina melfitana, secondo il menù definito dallo chef Antonio Di Stasi presidente dell’Associazione Amici della Lucania Asti e Provincia.

 

 

 


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